Spesso ci troviamo a difendere chi è risultato non idoneo alle prove psico attitudinali.
Quando un cliente viene nel mio studio, la prima cosa che mi dice è: Avvocato ma io sono risultato idoneo ad altri concorsi militari, perché ora il Ministero della Difesa dice che non posso intraprendere la carriera militare?
Proprio a queste domande oggi risponde la Dott.ssa Marina Romano, psicologa esperta in psicologia militare, che si occupa di valutare e scardinare con perizie tecniche di parte, i giudizi di non idoneità all’arruolamento.
Oggi, tra l’altro, come recentemente il Tar del Lazio ha dimostrato, l’amministrazione non può semplicemente rifugiarsi dietro il principio della discrezionalità amministrativa ma deve motivare seriamente la non idoneità dell’aspirante militare
In caso di ricorso, il Giudice può ordinare una nuova verifica dell’idoneità ad un’altra commissione per l’accertamento dei requisiti psico attitudinali.
Se l’obbiettivo è quello di intraprendere la carriera militare, qualunque sia il grado o il ruolo che si andrà a ricoprire, bisogna esser pronti ad affrontare il colloquio con lo psicologo che, si presuppone, andrà a valutare gli stili di personalità, le aree conflittuali e soprattutto la propensione a seguire tale carriera e a ricoprire i diversi ruoli all’interno dell’Arma.
Sappiamo bene quanto vasto sia il campo della mente umana e alle volte non è facile per lo psicologo militare andare a valutare nel breve tempo possibile la persona che ha davanti.
Alle volte si fa affidamento sui test, trascurando – visto il poco tempo disponibile e l’alto numero di candidati – il colloquio clinico, che è lo strumento principale per verificare ed approfondire la personalità del candidato e le aree conflittuali.
Capita spesso che il candidato, per ovvie ragioni, tenda a presentare, nei test di personalità, un atteggiamento marcatamente difensivo o sistematico di risposta, che può interferire negativamente sul significato dei punteggi.
È perciò di estrema importanza che lo psicologo, oltre a far affidamento sui test di personalità, come l’MMPI-2, valuti il soggetto mediante un colloquio approfondito, con una sostanziosa raccolta anamnestica, per comprendere e saper distinguere un soggetto che assume un atteggiamento sfuggente e difensivo nei confronti del test da un soggetto ben adattato e psicologicamente sano.
Il candidato che si sottopone al colloquio psicologico ha tutte le buone ragioni per presentarsi in una luce migliore, ma alle volte lo stesso psicologo non ha il tempo a disposizione per effettuare una valutazione approfondita e puntuale del candidato.
L’esperienza nel campo dei ricorsi militari ha mostrato come spesso l’inidoneità alla prova psicologica (codice PS3) sia il risultato di un processo di selezione veloce o non accurato che va a valutare il candidato sulla base di scarsi dati anamnestici, poggiandosi così sui soli risultati emersi dai test di personalità.
Quello che facciamo mediante i ricorsi è andare a valutare realmente e approfonditamente il candidato, e sulla base del giudizio rilasciato dalla Forza Armata, verificare se quelle aree riscontrate come problematiche siano realmente tali da pregiudicare l’accessibilità alla carriera miliare.
La nostra esperienza, sia in campo psicologico che legale, ci insegna che molte volte i profili stilati riportano delle diciture che esulano dal reale profilo del candidato, dando priorità alla velocità nel processo di selezione, a scapito di un’approfondita comprensione della personalità.
Del resto, non esiste un test di personalità che vada a valutare la propensione alla carriera militare e questa è un’arma a doppia taglio.
Andando ad approfondire l’esito di inidoneità e i risultati dei test somministrati, è stato possibile constatare che non sempre il profilo stilato è in linea con la reale personalità del candidato.
Il nostro compito, dunque, non è quello di sostituirci alla valutazione dello psicologo militare, ma andare a verificare in modo approfondito, mediante test e colloqui, chi abbiamo realmente davanti, quali sono quelle aree che hanno negato l’idoneità e se realmente sono presenti conflitti e criticità che hanno pregiudicato l’esito del concorso.
Per tutti questi motivi, prima di sottoporsi a questi accertamenti, consigliamo di rivolgersi a persone competenti in materia, stessa cosa, nel caso in cui si riceve una inidoneità all’arruolamento.
Marina Romano - Michela Scafetta