Ci sono legami che segnano profondamente la nostra esistenza, e tra questi pochi sono paragonabili a quello tra madre e figlia. Un filo invisibile che unisce, che può tendersi fino a spezzarsi nella conflittualità, ma che spesso diventa una simbiosi straordinaria. Si dice che per capire come sarà una donna, basta guardare sua madre. Perché, nel bene e nel male, il riflesso di una madre si imprime nell’anima di una figlia.
Questo pensiero mi accompagna mentre viaggio con mia figlia Greta attraverso i paesaggi innevati della Norvegia. È un regalo che le ho voluto fare per il suo compleanno, ma in realtà è molto più di un semplice viaggio: è un dono di tempo e di ricordi, le uniche cose davvero preziose che non si possono comprare.
Un viaggio tra neve e ricordi
Greta è nata in febbraio, nel 2012, durante una delle nevicate più intense della storia d’Italia. Ricordo bene quella notte in Abruzzo: la neve cadeva così copiosa che era impossibile muoversi con la macchina. Mio padre, preoccupato che non riuscissi ad arrivare in ospedale, allertò persino la Protezione Civile. Da allora, la neve è diventata quasi un simbolo per noi. Forse è per questo che amiamo il Nord Europa, con i suoi paesaggi freddi, il silenzio ovattato della neve e la magia dell’aurora boreale.
Questo viaggio in Norvegia non è stato solo un’avventura turistica, ma un percorso di crescita. Io e Greta siamo partite da sole, senza nessun altro. Abbiamo affrontato il freddo intenso, le strade ghiacciate, le notti passate all’aperto per inseguire il sogno delle luci danzanti nel cielo. Un’esperienza fisicamente impegnativa, ma incredibilmente formativa.
L’importanza di insegnare l’autonomia
Viviamo in un mondo in cui è fondamentale che le bambine crescano con la consapevolezza di poter essere indipendenti. Troppo spesso le donne vengono educate a pensare che avranno bisogno di qualcuno per completarle, per proteggerle, per sostenerle. Ma la realtà è che le donne possono farcela da sole. E devono saperlo fin da piccole.
Come avvocato, lavoro molto e il tempo che posso dedicare a mia figlia è spesso limitato. Per questo credo che sia fondamentale che il tempo con i figli sia di qualità. E in queste 48 ore di viaggio ho voluto trasmettere a Greta una lezione che vale più di mille parole: essere autonome significa essere libere. Libere di scegliere, libere di camminare con le proprie gambe, libere di riconoscere quando un rapporto è sano e quando invece è meglio chiuderlo.
Essere donne forti
Questo viaggio è stato un simbolo di quello che voglio per mia figlia: che sappia affrontare le sfide, che non abbia paura della solitudine, che sappia che la sua forza non dipende da nessun altro se non da lei stessa. Le donne possono arrivare ovunque, ma devono credere in loro stesse. Ed è nostro compito, come madri, mostrare loro la strada.
Forse è vero che le figlie diventano come le madri. Se è così, voglio che Greta impari da me a non avere paura, a sognare in grande, a sapere che il suo valore non dipenderà mai da qualcun altro.
Le madri non devono solo proteggere, devono anche insegnare a volare. E io, con questo viaggio, spero di averle dato un paio d’ali.