Separazione: 1 consiglio pratico e 5 passi da fare

affrontare una separazione
“Quando si ama, non si perde mai”.

Con questa frase, ispiratami dal film ‘Perfetti sconosciuti’, voglio iniziare a parlare di ciò che accade fuori e dentro di noi, quando andiamo da un avvocato per iniziare un procedimento di separazione.

Esiste una ricetta per curare il dolore che prova chi affronta una separazione?

Io non credo, ma possono esserci una serie di accorgimenti che possono fare propri le persone che decidono di intraprendere un percorso di questo genere.

Oggi parliamo di separazione e di come superare questa particolare condizione esistenziale.

Per approfondire questo argomento mi avvalgo di un professionista che ogni giorno aiuta coppie separate: il dottor Marco Callopoli, psicologo esperto in materia di famiglia e separazioni.

Prima di lasciare la parola a lui, mi sembra opportuno chiarire alcune questioni di carattere giuridico.

Risolvere prima i problemi pratici può essere fondamentale per poi dirimere quelli psicologici che ne derivano.

La prima volta che ricevo un cliente in studio per una separazione metto in conto un appuntamento di due ore.

Lascio parlare il cliente, lo lascio libero di tirare fuori il suo dolore e poi concludo sempre dicendo: “Capisco tutto quello che lei mi dice, ma stia tranquillo.

Fra un anno, quando la vostra rabbia sarà finita, tutti i vostri problemi si risolveranno da soli.

Le liti per contare quante ore vostro figlio passa con l’uno o con l’altro non ci saranno più.

Tutti i motivi che oggi sono causa di litigio, domani non lo saranno più.

Ogni cosa cadrà nell’oblio e rimarrà solo dolore e delusione per aver scelto di mettere la propria vita nelle mani della persona sbagliata”.

Ecco perché bisogna cercare di fare accordi e separazioni consensuali.

Cedere oggi su qualcosa, vuol dire abbreviare i tempi domani per uscire dal tribunale e voltare pagina.

Io ho una grande percentuale di separazioni chiuse con un accordo, molto spesso strenuamente ricercato da me. Non a caso con molti miei clienti, a fine causa, abbiamo instaurato un rapporto di amicizia sincero.

La separazione secondo lo psicologo

Il dott. Callopoli, alla mia domanda “Come si può superare brillantemente una separazione?”, risponde così:

Parlare di separazione da un punto di vista psicologico – emotivo è come parlare di perdita.

Quando ci si separa dal proprio partner lo stato d’animo che attraversa l’individuo è di perdita dell’oggetto amato e quindi perdita di una parte di sé.

Per questo motivo si può parlare di lutto ed è per tale motivo che l’esperienza di separazione è solitamente molto dolorosa e traumatica per entrambi i componenti della coppia.

Quindi durante il periodo del distacco dall’altro si possono attraversare una serie di fasi emotive che possono essere sintetizzate così:

1) Uno o entrambi i componenti della coppia attivano inconsciamente la NEGAZIONE di tutte le difficoltà sentimentali, affettive, sessuali che la coppia sta attraversando e subito dopo l’inizio della separazione il soggetto tende a NEGARE il dolore e il dispiacere per quanto sta accadendo;

2) Solitamente segue un periodo di grande ODIO verso l’altro, ci si sente ingiustamente feriti e messi da parte, così si reagisce con una rabbia distruttiva che impedisce di riflettere e ragionare;

3) Esaurito l’odio subentra la CONSAPEVOLEZZA dell’irreversibilità della perdita della relazione e che l’altro non tornerà, quindi, seppur con grandi sbalzi di umore, si renderà possibile accedere ad una fase più costruttiva e utile;

4) In questo momento subentra il DOLORE cosciente per ciò che sta accadendo e cioè si inizia a realizzare emotivamente che la relazione con l’altro è mutata e quindi è persa per come si era abituati. Tutto questo porta con sé una malinconia e un tono dell’umore orientato in senso depressivo che bisogna monitorare per evitare che si cronicizzi;

5) Superata la tristezza e il dispiacere si può accedere alla ELABORAZIONE della separazione, che consente di accettare gli stati d’animo contrapposti e contraddittori e permette di guardare al futuro senza che la ferita aperta per la perdita causi troppo dolore, condizionando scelte e progetti a venire.