Mobbing – una lenta ed inesorabile violenza che silenziosamente distrugge gli animi ed i corpi dei lavoratori

Ogni giorno mi trovo a ricevere persone che vengono nel mio studio e, sedute dinnanzi a me, dopo qualche minuto di silenzio, si sciolgono in un pianto liberatorio.

Sono le vittime del mobbing di oggi.

Lavorare vuol dire rispettare le regole ma anche essere rispettati nell’onore e nella professionalità.

C’è un labile confine, all’interno di un’azienda con datori di lavoro e dipendenti, su quanto questi ultimi possono esercitare in tema di diritti disciplinati dalla legge, e quanto questa fruizione possa nuocere nel corso del tempo agli stessi, con pressioni che vengono dall’alto e che possono sfociare dalla discriminazione professionale fino al licenziamento. Sono spesso le donne i soggetti deboli nel mondo lavorativo, sia per una disparità di retribuzione – a parità di ruolo – nei riguardi degli uomini, sia per quello che può comportare, ad esempio, una gravidanza in termini di assenza forzata dal posto di lavoro. E’ stata proprio una lavoratrice, dopo un ricorso per un licenziamento ritenuto ingiustificato, a vincere una causa contro la sua ex azienda, rea di aver esercitato costanti pressioni di richieste di chiarimenti sulle sue condizioni di salute, e di averla demansionata al suo rientro. La signora si è vista riconoscere i suoi diritti da un Tribunale, che ha accolto il suo ricorso, riconoscendole il diritto all’inquadramento nel II livello del CCNL di categoria. A nulla è valsa l’impugnazione della sentenza da parte dell’azienda, che s’è vista respingere l’appello; a questo punto ci ha pensato la Cassazione, con l’ordinanza n. 10725/2019, a riconoscere alla lavoratrice la somma di € 41.043,00 oltre interessi legali a titolo di risarcimento per mobbing, della somma di 5.000,00 euro per differenze retributive relative al superiore inquadramento riconosciutole, e di 8.384,88 euro per indennità da licenziamento illegittimo. Questo caso specifico può essere sia un precedente per altre situazioni analoghe, sia motivo di riflessione su quanto siano delicate certe tematiche. La Costituzione, all’articolo 32, riconosce la salute come un diritto fondamentale dell’essere umano, mentre al 35 tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni. Basterebbero questi due articoli della nostra Costituzione, troppo spesso evocata in modo strumentale senza un riscontro nella vita di tutti i giorni, a farci ricordare che i diritti e la legge esistono per essere rispettati, in una società civile.

Il mobbing deteriora chi lo soffre ed i familiari della stessa vittima finiscono con l’essere “mobbizzati” involontariamente dallo stesso mobbizzato.

Bisogna avere il coraggio sempre di denunciare chi perpetra questa inesorabile violenza, sia come lavoratori che come colleghi di chi è vittima di questo tipo di violenza.

Solo essendo consapevoli di non essere noi il problema ma chi si comporta illegittimamente con noi, si potrà guarire e riprendere in mano la propria vita.

La vita corre e fugge via e non si può perdere tempo a soffrire per un malessere che può essere sconfitto.