Lo Studio Legale Scafetta, specializzato in diritto militare, fornisce assistenza al personale appartenente alle Forze Armate e Corpi Armati dello Stato, nei procedimenti per fatti penali verificatisi sia in servizio che fuori servizio.
Il cittadino in armi implicato in un procedimento penale, deve necessariamente rivolgersi ad un avvocato esperto in diritto penale militare, non solo nei processi per reati militari, ma anche, e ancor più, nei processi per reati comuni.
Tale esigenza deriva dal fatto che, per qualsiasi reato, in caso di mancata assoluzione con formula piena, è prevista l'irrogazione di pene accessorie che possono andare da una sanzione di stato più lieve, alla cessazione del servizio continuativo per perdita del grado.
Nel predisporre la strategia processuale è dunque assolutamente necessario, sin dall'inizio del processo, possedere una profonda conoscenza del diritto penale e amministrativo militare, proprio al fine di evitare che il processo si concluda con formule che pregiudicherebbero il posto di lavoro dell'imputato.
Lo studio Legale Scafetta dispone di professionisti e consulenti (Ufficiali in servizio e in congedo delle varie Forze Armate), in grado di attuare le strategie di difesa più appropriate in ogni procedimento penale e di assicurare sempre l'ottenimento dei migliori risultati possibili.
Il diritto penale militare contempla particolari tipologie di reato, tra cui le più comuni sono le seguenti:
Il reato di insubordinazione, secondo le statistiche dello Studio, risulta essere il più frequente dei reati militari. Trattasi di un atto di violenza, di ingiuria, di minaccia commesso da un militare contro un superiore.
Nell'ordinamento italiano, l'ammutinamento consiste nel rifiuto di obbedienza agli ordini di un superiore da parte di quattro o più militari, avvenuto senza violenza e senza l'uso delle armi.
Secondo la definizione fornita dal Codice Penale Militare di Pace, il reato si verifica qualora i militari:
- rifiutano, omettono o ritardano di obbedire a un ordine di un loro superiore;
- persistono nel presentare, a voce o per iscritto, una domanda, un esposto o un reclamo.
Qualora dette azioni vengano perpetrate violentemente o con l'uso delle armi si configura invece il reato di rivolta.
L'ammutinamento rappresente una fattispecie di reato poco frequente in quanto storicamente generata da condizioni, attualmente anacronistiche, di miseria o indigenza delle delle truppe. Al giorno d'oggi tuttavia possono verificarsi particolari situazioni in cui sia configurabile il reato di ammutinamento.
Tra i casi trattati dallo Studio assume rilevanza la reazione di un gruppo di militari ad atteggiamenti di un superiore percepiti come eccessivamente autoritari.
In tale situazione gli imputati sono stati assolti in quanto l'avvocato ha potuto dimostrare, per mezzo di prove testimoniali e documentali, l'illegittimità dell'ordine impartito dal superiore, che ha giustificato l'atteggiamento di rifiuto dei militari.
Il reato di diserzione si configura qualora un militare si assenta ingiustificatamente dal servizio per 5 giorni consecutivi (in tempo di guerra il limite si abbassa a 1 giorno, 2 se consequenziali ad un'assenza giustificata).
Tale reato era assai frequente ai tempi della leva obbligatoria, attualmente risulta assai raro il caso in cui un militare professionista diserti volontariamente.
Lo Studio ha trattato il caso di un militare che, convinto di aver adempiuto all'obbligo di comunicazione di un provvedimento medico legale al proprio Reparto, è rimasto assente per un periodo superiore a 5 giorni e, risultando irreperibile al proprio domicilio, ha dovuto rispondere all'accusa di diserzione.
Si tratta di un reato ormai estinto con la fine della leva obbligatoria. Attualmente lo Studio non ha in trattazione casi rientranti in questa fattispecie tuttavia, fino ai primi anni del duemila, è stato il reato militare più diffuso, di cui i tribunali militari erano letteralmente intasati.
Ad un militare può capitare di doversi difendere dall'accusa di un reato comune. I casi più frequenti:
I reati contro la P.A. rappresentano la categoria di reato che colpisce più frequentemente i militari che rivestono incarichi con responsabilità amministrativa, contabile o di comando. I più diffusi sono il peculato, l'abuso d'ufficio, l'omissione di atti d'ufficio.
Spesso tali reati sono commessi in maniera inconsapevole o in assoluta buona fede e possono essere causati dalla complessità di norme e regolamenti amministrativi in continuo aggiornamento, da comportamenti dolosi o colposi di colleghi, dalla firma di documenti contabili difficili (talvolta impossibili) da controllare.
Le norme amministrative delle Forze Armate sono raccolte in Regolamenti che recentemente hanno subìto numerose e radicali modifiche. Si è passati dal Regolamento di Amministrazione Unificato (RAU) al Regolamento di Amministrazione della Difesa (RAD), al Testo Unico Regolamentare nel giro di pochissimi anni.
Tali trasformazioni hanno generato non poca confusione e difficoltà da parte degli agenti responsabili e possono, da sole, giustificare comportamenti ritenuti colposi dalla Pubblica Accusa.
Lo Studio dispone di consulenti esperti in materia amministrativa militare in grado di predisporre le strategie di difesa più efficaci nei procedimenti amministrativi e penali in materia contabile.
Nei delicati rapporti che caratterizzano la vita di caserma possono verificarsi episodi di violenza. I reati più frequenti sono quelli di lesione personale, minaccia, percosse, rissa, molestia.
Tali reati, sono spesso aggravati dallo status di militare, dal rapporto di subordinazione e da altre circostanze proprie dell'ambiente militare.
In tali processi la difesa deve assicurare la tutela da tutte le insidie, più o meno palesi, derivanti dai capi di accusa e, pertanto, deve essere condotta da professionisti assolutamente esperti in materia.
Al termine di un procedimento penale a carico di un militare, la Direzione Generale per il Personale Militare del Ministero della Difesa (Persomil), avvia l'esame del Giudicato Penale.
Dalle risultanze di tale esame, nei casi di mancata assoluzione con formula piena dell'imputato, può derivare una sanzione di Stato.
Le sanzioni di Stato sono le seguenti:
- cessazione disciplinare dall’impiego;
- cessazione disciplinare dalle funzioni del grado, per gli ufficiali in congedo;
- perdita del grado per rimozione;
- cessazione dalla ferma, per i militari in ferma prefissata;
- sospensione disciplinare dall’impiego;
- sospensione disciplinare dal servizio.
Per quanto sopra, non va dimenticato che ogni sentenza deve essere sempre accompagnata da una sanzione acessoria che può pregiudicare il posto di lavoro al militare, inoltre non va dimenticato che, ai fini della sanzione irrogata all'esito dell'esame del giudicato penale, conta molto il rispetto dei termini perentori stabiliti dal Codice dell'Ordianamento militare per il predetto procedimento di Stato.
Ovviamente un esame del giudicato penale che non rispetti quanto sancito dal codice di disciplina militare è suscettibile di ricorso amministrativo al TAR, che è l'organo compentente a valutare la legittimità di questa tipologia di provvedimenti.
La specializzazione degli avvocati e dei consulenti dello Studio assicura sempre la massima efficacia nella trattazione dei casi di diritto penale militare, con particolare riguardo all'esame del giudicato penale e alle successive ripercussioni sul rapporto di lavoro in essere.